stato di polizia

Oggi ho appreso,tramite internet, che la magistratura inglese ha ritenuto colpevole la polizia di Londra per l'omicidio di Jean Charles de Menezes. In realtà... non tanto per la morte di questo ragazzo brasiliano, quanto del fatto di aver messo a repentaglio la vita dei cittadini.

Dal mio punto di vista è un approccio orribile! Messo a repentaglio la vita dei cittadini? Ne hanno ucciso uno! Direi che questo è oltre il semplice mettere a repentaglio una vita...

Cò che mi ha indignato maggiormente è come la notizia è stata riportata sui media online e come le persone stanno reagendo; la morte di una persona innocente sta passando in secondo piano, a vantaggio delle speculazioni sulla sicurezza (il mantra del XXI secolo, l'oppio dei pecoroni contemporanei), su cosa sarebbe accaduto se si fosse trattato di un terrorista... Cosa sarebbe accaduto se mio nonno si fosse chiamato Vittorio Emanuele III? Se io fossi nato verde con le antenne? Se Homer Simpson non avesse ammazzato una libellula nel suo viaggio spazio temporale con il tostapane?

La polizia a suo tempo gettò fumo negli occhi, invento prove. Una palese dichiarazione di colpevolezza. Eppure questo non è al centro dell'attenzione, come dovrebbe essere; si dà per scontato, come in Italia per gli eventi del G8, che chi indossa una divisa sia al di sopra della legge. Questa non è democrazia... è uno stato di polizia.
Ieri hanno ammazzato uno perché viveva nel quartiere sbagliato, domani toccherà a quello con il vestito stravagante, dopodomani a quello con la pelle troppo scura. Poco importa se non ci sono elementi tangibili che supportino il timore di un attentato, stiamo lottando al terrorismo (lo stesso che noi Occidentali abbiamo creato ad hoc contro i Rossi) e tutto è lecito.

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