Recentemente sono stato in Torino per vacanza. Come sempre accade mi incontro con gli amici ed i parenti e, tra loro, ci sono Marco, Paola, Rudy, Serena (Alberto,Daniele, Paolo, Nunzia... mancate sempre! :-( ) con cui ho condiviso uno splendido percorso politico, a livello partitico ed associativo.

Conversando di fronte ad un buon vino friulano (spero di non sbagliarmi) siamo capitati su una mia posizione in merito alla scelta di Marco di aderire al PD, pubblicata sul forum.
Tralasciando i toni melodrammatici del mio testo, vorrei riflettere sul contenuto.
Ad un certo punto la nostra esperienza di Giovani dell'Unione e' venuta smorzandosi, per la delusione di alcuni di fronte all'atteggiamento dei partiti, per la scelta di dedicarsi al proprio partito per altri. Ciononostante lo spirito e gli obiettivi sono rimasti forti in molti di noi, come testimoniato dalla passione con cui alcuni di noi si sono lanciati nell'esperienza di Solaris.
Nel momento in cui il progetto di un nuovo partito riformista centrista Serena e Rudy, non senza attenta analisi e riflesisone, hanno creduto nel progetto e nel candidato a segretario che questo progetto rappresenta. Anche Marco, successivamente, ha aderito al progetto, entrando nel partito.

Non metto in dubbio che l'idea di una forza politica nuova, o presunta tale, che si propone di dare nuovo slancio alla partecipazione dei cittadini e di svecchiare la politica partitica sia allettante e attragga le forze giovani del Paese. Tolta l'idea, il progetto, nei fatti vedo poco di nuovo nel PD; nella prassi politica e nella dirigenza, una semplice somma dei vecchi apparati, fatto di persone che nella maggior parte della propria vita ha svolto la professione (se tale la vogliamo considerare) di politico.
Questo partito ha abbracciato entusiaticamente l'idea della fine della Storia dopo il 1989, della nascita di una nuova era in cui l'unico contesto e' quello dell'economia di mercato, in cui il conflitto tra classi, tra interessi divergenti non esiste piu'. Un visione, a mio avviso, miope e totalmente scollegata dalla realta', sintomo di un forte distacco dalla realta' di un ceto politico che tende sempre piu' alla casta (privilegiata). Ipocrita ed ingenuo candidare al governo un sopravvissuto di una strage sul lavoro ed alcuni rappresentanti di una classe imprenditoriale che fa pressione per ridurre al minimo le tutele ai lavoratori, tra cui le norme sulla sicurezza. Caso mai il PD avesse vinto le elezioni quale tendenza avrebbe prevalso? La tutela del lavoro e dei lavoratori o l'eliminazione dei cosiddetti lacci e lacciouli a scapito dei milioni di lavoratori (operai, impiegati, creativi...)? Il rafforzamento dello stato sociale, della scuola e sanita' come servizi pubblici universali o la logica della privatizzazione nella convinzione secondo cui il privato funziona meglio (questa grave crisi economica, come nel 1929, nasce proprio dall'eccessiva liberta' fornita all'imprenditoria privata)? L'adeguamento dei salari al costo della vita o la progressiva compressione dei medesimi e precarizzazione del lavoro?

A scanso di equivoci, con questa mia riflessione non intendo effettuare un'apologia di una Sinistra frammentata in vari partiti e che sembra non presentare progetto interessante ed valido di societa', concentrata sulle proprie lotte interne.

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