Di ritorno da un breve soggiorno in Italia, ho avuto modo di riflettere sull'evoluzione della societa' italiana, alla luce dei drammatici eventi dell'ultimo anno.

Condividendo la mia vita con Daniel, cittadino di uno Stato extra-UE, dai tratti somatici evidentemente afro-americani, l'involuzione razzista dell'italiano medio mi tocca.
Tengo i contatti con la madrepatria attraverso i siti dei quotidiani, delle riviste e ascoltando Radio Popolare e troppo spesso leggo o sento di come il razzismo sia entrato nel sangue (sempre che non ci sia stato precedentemente) degli Italiani, che mostrano tutta la propria ignoranza parlando di mussulmani che pregano "con il culo per aria" o di rom tutti ladri e sfruttatori di bambini...
Cio' che mi irrita maggiormente e' il fatto che troppo spesso questa rabbia per la precarieta' della vita odierna e' incanalata verso i piu' deboli, anziche' verso coloro che traggono vantaggio dall'erosione dei diritti di cittadini e lavoratori cosi' come dallo sfruttamento di migliaia di stranieri, che accettano pessime condizioni di lavoro e di vita pur di avere una speranza di migliorare la propria condizione.

Sono contento di esser stato obbligato, dall'ottuso ed ipocrita attaccamento della classe politica italiana e di una massa di percoroni ad un'idea di famiglia tradizionale, a lsciare l'Italia. Ho evitato a Daniel di soffrire quotidiane umilazioni e di vivere in una continua precarieta', dipendendo dal datore di lavoro per poter permanere sul territorio italiano...

Sono estremamente spiaciuto per l'arretratezza in cui il popolo italiano ha deciso di chiudersi, perdendo tempo rispetto ad altri Paesi europei, dove gli standard di vita ed il rispetto della civile convivenza sono palesemente migliori. Mi piange il cuore...

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